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sabato 28 aprile 2012

NUDA


Andrei Belichenko


Quanti tabù imposti hanno chiuso questo corpo che precoce divenne ingombrante all'occhio giudicante degli adulti. Il seno si mostrò in fretta mio avversario, non sapevo ancora che farmene di tanta generosità che mi condannò all'attenzione e sguardi lascivi appena di maggio fui baciata dal risveglio della primavera della mia tenera fertilità.

Non so precisamente se fui consapevole del cambiamento sotto gli sguardi che probabilmente già da tempo mi osservavano, ma qualcosa avvenne perchè improvvisamente cominciai a sentire quelle carezze platoniche insistermi l'errore ed il disgusto più che il piacere.

Le donne di casa, quelle adulte, presero la responsabilità di educare questo corpo e questa testa alla scongiura che il peccato mi sfiorasse con le sue luride mani e facesse a brandelli con artigli adunchi il lavoro di anni di castità e rigore morale.
Ma la molestia a loro insaputa era riuscita ad eludere la sorveglianza e mi aveva già abitata anni prima del primo sangue, quando ancora i calzettoni di cotone bianco erano forati di un pizzo così ingenuo sotto il ginocchio sbucciato dalle cadute per gl'infantili giochi da illudere che il candore non avesse neppure una piccola macchia. 
Chi lo fece non parlerà più, mai più, portandosi via il segreto e la colpa che lo condannò.
Questo corpo assunse molte forme nel tempo e il mio ventre ingravidato diete nido e vita, questo corpo che mi guidò al parto con serenità e attestata gioia e non conobbe il dolore se non come passaggio dovuto ai figli che avrebbero succhiato dal mio seno stille liquide mia linfa per la loro cura.
Nuda. 
Il mio corpo ha vissuto come un partigiano che non sapeva che la guerra fosse finita. Nonostante le conquistate libertà femminili vissi gli strascichi di un'epoca ambigua dove sacro e profano lottavano in parità tra le cosce aperte di minorenni che volevano liberarsi della tanto idolatrata verginità.
Quanto bigottismo malsano invece serpeggiava fra le pareti di una casa di amore falso, dove tutto allora appariva così giusto e benedetto dal Cielo. Persino le lenzuola erano di rigoroso lino bianco inamidato a richiamare sempre purezza e castità anche dopo che quelle donne avevano indossato abiti da sposa rigorosamente bianchi che più bianco non si può.
Il mantra obbligato dal coro di voci avrebbe voluto il potere dell'incantatore di serpenti:
Siediti composta, broccia conserte sopra il seno (a nasconderlo) non accavallare le gambe, dritta la schiena, sguardo basso e taci... donna devi imparare a tacere se vorrai un uomo da sposare.
Donne che non hanno conosciuto l'audacia nè la passione, sterili nell'affetto... ed io ho perduto non riuscendo a liberarmi delle loro litanie, dei vestiti chiusi perchè la gola s'infiamma e non ho forse mai compreso il doppio senso di quella frase, il lapsus freudiano di quelle donne morbose.
Nuda è vergogna.
Io sarei voluta apparire a quegli occhi di donne stanche e frustrate, dalla sessualità problematica, dalla fobia di uomini in carne ed ossa che sbavavano carne come cani rabbiosi.
Ho forse bisogno di andare in analisi per comprendere la mia pudica necessità ancora oggi in quest'età oramai detta matura, di nascondere il mio corpo... di donarlo solo in presenza di perduto amore?
... e quanto miracoloso è il significato per me d'amor platonico che non chiede di denudare il mio corpo ma solo la mia anima?
Nuda: il mio corpo mi ha chiamato tante volte e troppe volte ho fatto finta di non sentirlo, vinta da complessi e paure di non essere all'altezza, di non avere il corpo statuario, una bellezza ardita.
Svestita mi sono sentita nuda, nuda della sicurezza che ti danno i vestiti che nascondono difetti e imbarazzi, ho ancora oggi una timidezza adolescenziale, chiudo sempre gli occhi quando vengo baciata, trattengo sempre il respiro quando il mio seno viene accarezzato.



painting: Andrei Belichenko



giovedì 19 aprile 2012

DELIRIUM

Gregory Thielker - Vortex  2008  oil on canvas

Ho una spregiudicata tentazione verso l'acqua.
Liquido ambiguo nell'innocenza della purezza avversa alla forza della devastazione.
Specchio distorto d'immagine capace di capovolgere la visione del mondo e non ho memoria della mia vita intrauterina ma ho un sapore di sangue, liquido così diverso, corposo e denso, vitale scarlatto, metamorfico.


Mic






ringraziamenti: http://www.gregorythielker.com/index.html


n.d.author (me)
http://gabrielmorenoillustrating.blogspot.it/
http://artrageitalia.forumfree.it/

venerdì 13 aprile 2012

CONFONDO I BATTITI DEL MIO CUORE CON I TUOI PASSI INESISTENTI




                              Ho avuto giorni pieni. La testa occupata così come le gambe.
                              Sono stati giorni buoni di cose che ho atteso e sono arrivate.
                              Ho una stanchezza buona di cose che hanno soddisfatto.
                              Parecchio è ritornato al suo posto dopo un lungo periodo
                              di stasi, con l'orecchio atteso se riuscivo a sentire provenire
                              da lontano il rumore delle cose che s'avvicinavano.
La mia vita è attesa. Alle volte un'attesa buona di quelle che
si è comprensivi se il tempo s'allunga perchè è certo che
arriva presto o tardi e comunque quando è sotto i tuoi occhi
hai già dimenticato d'aver trascorso giorni silenziosi e guardinghi
sulla pazienza. Una pazienza affettuosa che ti dice di calmare
la fretta che il pensiero corre sul possesso che si arriva ad essere
soddisfatti.             Ma c'è una pazienza morbosa che si è convinta che
                                l'attesa per una certa qual cosa sarà lunga; molto lunga.
                                Quell'attesa diventa ossessiva... nulla di buono. Lo capisco da come
                                mi bruciano gli occhi quando penso a quel qualcosa che non arriva.
Ho trascorso più di mille giorni, che dico ancora qualche centinaio
in più di mille ad aspettare e ho visto lune in tutte le loro fasi, stagioni
spogliarsi e vestirsi dei propri colori, ho atteso succhiando dita e
morsicandone le unghie. Ho trascorso giorni pensando che domani,
si forse domani, sarebbe arrivato a compiersi il sospirato desiderio.
Ho vissuto giorni pieni di niente e vuoti di tutto, piangendo, ridendo
di me, della pazza che sono. Tendo ogni giorno l'orecchio per sentire
se da lontano proviene il rumore di passi che s'avvicinano.
Certi giorni echeggiano sul mio cuore e li confondo con i battiti ed esulto
nell'idea che l'attesa sia finita.
                                 Sono stati giorni pieni, la mia testa è stata occupata dal fare e dal dire,
                                 guido la mia nuova macchina appena un pò incerta, alle cose ci si deve
                                 fare l'abitudine. Provo a venire verso di te, voglio prenderti per portarti
                                 ad ammirare tramonti che fino ad oggi ho visto da sola e magari portarti
                                 nella notte sotto un cielo stellato e rimanere lì con la faccia beota di chi
                                 guarda i propri sogni riflessi sulle lune che influiscono sulle maree.
Vorrei che quest'attesa fosse nuova priva d'abitudine allo sconforto
che quando arriva sera io ti attendo ancora. 


Micol








ringraziamenti:http://ggalleryslo.blogspot.it/2012/03/gale-antokal.html

venerdì 6 aprile 2012

CIO' CHE TI RIMANE DI ME




Sono stata concepita in questo silenzio, piccolo essere da incubare in amniotico liquido sostanza d'inoculata noncuranza.

Ho letto che la forma di disprezzo più alta è quella dimostrata con l'indifferenza.


Allora è questo, mi hai disprezzato fino a sciogliermi nell'acido della dimenticanza.
Allora è questo che è accaduto mentre il mio amore sta lì fermo all'apice delle correnti ascensionali a chiedere passaggio agli aquiloni per attraversare il cielo sopra la tua testa, tu... tu.. . hai smesso di crederci e non hai più guardato alle cose più in alto.
Sapessi la mia anima in quanti sonni caduchi e repentini cade ed il risveglio appena dopo mi lascia frastornata.Non conosco stanchezza - alle volte la stanchezza è un lusso che non posso concedermi.
Basta poco per ritornare in veglia. 
Ho il sonno dei custodi di notte, un minuto basta pur di non levare la preoccupazione e attenzione sull'imponente, preziosa, opera d'arte che mi sovrasta e angoscia.

Non voglio perderti mai di vista intanto che i miei sogni non trovano rifugio e riposo invece tu cerchi altrove materia per crearne nuovi. E' ciò che starai facendo in questo momento? intanto che io ho difficoltà a respirare che sei seduto sul mio diaframma tu giochi un'altra partita.

Allora è questo ciò che ti rimane di me. 


Il nulla!


Micol