E' la seconda o terza volta che apro il blog con l'intenzione di scrivere come sempre ho fatto e non è che non abbia nulla da dire, è probabilmente il contrario ed è come quando le cose si ammucchiano e si catastano l'una sull'altra e creano una barriera che poi è difficile da superare, scavalcare, spostare per fare un varco che non si riesce a creare per andare oltre.
Non è una bella sensazione.
Quando accedo al "mio amato blog" come qualcuno lo ha definito non so se in tono dispreggiativo o in forma del tutto rassegnata come se io preferisca il blog ad un altro tipo di comunicazione interpersonale, bisogna allora che si sappia che a questo luogo ci sono affezionata per tanti motivi, tanti quanti si possono risolvere in uno e se mi sentirò condizionata nella libertà di gestirlo allora non avrebbe scopo proseguire a scriverci sopra.
Sicuramente considerata la mia natura ostica sempre in conflitto con una realtà altrettanto difficile per varie motivazioni, questo luogo assume i contorni di una virtuale seduta in analisi dove mi spoglio di alcune riserve per portare alla luce la mia emotività, i miei umori, le mie esperienze, i miei percorsi e così via discorrendo.
Un'analisi schietta e dura dove scelgo di usare la parola come interlocutore precipuo con me stessa.
Io scrivo a me stessa e se mi avvito in messaggi subliminali ... non mi aspetto che vengano captati e ricevuti dall'onda ideale, ma spero tanto che non arrivino a chi il destinatario non è, creando contrasti e ambiguità da cui dover prendere le distanze per forza della ragione e d'altra volontà.
Può capitare che leggendo i diari virtuali di questa e altre piattaforme ci s'imbatte in scritti tanto squisiti quanto sciatti, carichi di contenuti quanto liberi e ricreativi e viene spontaneo influenzare l'idea che il carattere dei proprietari sta lì fra le anse delle loro parole, qualche volta per i più intuitivi la si scopre fra gli spazi e gli interstizi.
Non sempre ciò è vero e pochi a dire il vero possono assumersi la capacità di comprendere chi in fondo si affronta per pochi minuti di lettura pregevole o meno.
La conoscenza è un'arte destinata a chi si riconosce e si sceglie per quelle che sono le affinità ed empatie.
Io stessa alzo barriere se mi accorgo che non si instaurano i presupposti per un rapporto confidenziale e di amicizia e tanto meno se non incorrono determinati influssi empatici.
Ma "qualcuno" non mi conosce a tal punto da comprendere le mie dinamiche esistenziali e quegli sdoganamenti emozionali illudendosi forse che è bastante lo strado superficiale che ho concesso di me per credere d'avere invece in mano le chiavi della mia assoluta disponibilità.
Devo purtroppo deludere chi pensa in questi termini.
Mi dispiace dunque che in qualche caso io venga considerata una persona dura, severa, disumana, ma giustamente è lo scotto da pagare quando due mondi sconosciuti vengono a contatto ma sono di due universi opposti.
Spesso siamo mossi da segnali ai quali non si riesce a dare una spiegazione concreta per i comportamenti che assumiamo come difesa o come attacco, dipende dalle situazioni, in questo caso io sono la persona descritta sopra.
Mi è stato chiesto di spiegare le motivazioni del mio comportamento freddo e distaccato, questa è la risposta:
non sono disposta a far invadere il mio territorio, il tessuto epiteliale della mia quotidianità, l'ingenuità e l'immaturità ha lasciato posto da molto tempo ad una differente visione del mio prossimo, la scorza si è indurita e l'armatura indossata, la selezione naturale è un dovere verso me stessa.
PUNTO!
Mic