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venerdì 29 settembre 2006

A te mia carissima aMICa





G r a z i e !

aMICo!

Mic

* * * * *

A te mia carissima aMICa

E' dove intravediamo quelle radure,
anelli di congiunzione tra due realtà,
che trova posto il nostro "eppure"
segnato e sognato dalla comune bontà.
Là c'è ciò che siamo stati e saremo,
quell'impagabile voglia di comunicare,
il nostro desiderio di non venir meno,
le lacrime che espiano qualsiasi male.
Là ha casa la nostra eterna speranza,
là non c'è fine, come non c'è inizio,
là finalmente siamo nella stessa stanza
e il nostro abbraccio scaccia il supplizio.
E il supplizio di non poter alleviare il dolore
diventa solo un fraterno, dolcissimo amore.

Pierfrancesco (Pecco)





Oggi è stata una giornata colma di eventi, di notizie (non tutte piacevoli- un pensiero particolare va a te che sai), di volti e di voci. Quando ho aperto il mio indirizzo e.mail mai avrei pensato di trovare una confezione regalo, avvolta in semplice carta, semplice come è l'amicizia.
L'ho trovata ovunque io andassi,lì precisa a testimoniare la comprensione, la complicità, la confidenza ... il sapore del pane fatto in casa.
Grazie Pierfrancesco, sai bene il valore inestimabile che do a questa tua poesia dedicata a me, ma soprattutto a noi, alla lealtà della nostra amicizia.
ti voglio bene Peccohelo
Mic!


martedì 26 settembre 2006

DORIANA!!!



Doriana cara,


perdonami se rubo dal tuo blog questo pensiero che mi hai dedicato, ma voglio tenerlo qui fra le parole a me più care.
Perchè voglio ritrovarlo appena sentirò il bisogno di abbracciare un'amica.
Sei Grande!!! Da quando ti conosco ho ricevuto tanti doni da te e tutto questo, compreso la comprensione, la fiducia e mille bellissime altre cosucce, mi inducono  a pensare quanto sia immenso quell'intreccio di energie che la vita ti mette a disposizione.
Pensa a tutti quelli che sono ignari della loro esistenza. Pensa quanto bagaglio a mano va perduto. Pe non parlare del loro valore.
Dori sei una Donna con la D maiuscola che ha tirato fuori il coraggio, la volontà, l'astuzia e sfoderato la dolcezza e tanti nobili sentimenti per questa vita che ha del suo in fatto di bastoni davanti al carro.
Ma tu sei la dimostrazione vivente che non serve piangersi addosso e solo guardando avanti si raggiungono i traguardi prefissati.
Sei un esempio genuino che sa di semplici sapori e di grandi sorrisi.
ti voglio bene!!!
Grazie!


 



(dal blog di Dori)
si, è proprio vero, ti svuoti quando scrivi, stai meglio se son pensieri negativi dopo che li hai trasmessi alla carta, li scarichi. Scrivi cose che a nessuno diresti, al principio, e poi le diresti, dopo poco, le dici...perchè perdi quel falso pudore, penso si tratti di questo, quell'insicurezza dell'essere, e le spari. Che importa chi c'è all'altro capo? Che importa il giudizio degli altri? Sei così...senza veli...ma tu, vera, in ogni millimetro di pelle tua, in ogni tuo gioire, in ogni tuo patire. E t'appartiene tutto. A te sola e a chi ne vuol essere partecipe. E stasera scopro che ti voglio bene, tu che non hai un volto, ma solo una voce, tu che sei stata un colpo di fulmine, tu vera, tu Mic. Sogna stanotte, sogna il grande mare e che tutte le stelle ti danzino attorno una poesia, mentre il ritratto della grande madre sovrasta tutto, tutto il pensiero, il tuo, di tutto il genere umano. E che domani è sempre un altro giorno lo sappiamo...domani è un altro giorno, diverso da ieri, diverso da oggi...nel suo genere diverso



 

lunedì 25 settembre 2006

...SCRIVERE... /LADRI DI SOGNI


LADRI DI SOGNI


 


Avete legato
con lacci di cuoio
i miei piedi e le mie mani
perchè non vi raggiungessi
impedendomi di lottare
per riappropriarmi della loro luce

quale sia il loro immenso valore
per una lacrima diseredata
VOI non lo comprenderete mai
ed intanto avrete mosso
le vostre immonde dita
sopra i miei sogni

....e li avete rubati


Mic



Non so descrivere quale sia il vero sentimento che mi assale quando sono in questo stato.
Rabbia? forse, ma mista ad un pò di malinconia e impotenza.

Ho quella strana voglia di piangere, con quel mugolio di strazio e la gola serrata, il corpo risente di una stanchezza infinita.
Guardare oltre, superare con lo sguardo quello che mi circonda come se dovessi raggiungere un punto indefinito e lontano.
Cosa cercano i miei occhi?
Sono stanca... infinitamente stanca.
Oggi mi ha detto:  "da qui a due mesi cambieranno tante cose e io temo che arrivi Natale".
Un altro Natale da dimenticare.
Le nostre vite in mano a uomini di potere. Bestie affamate solo di denaro.
Che ne sarà di noi?
Sto male... se non posso immaginarmi un futuro, sto peggio.
Meglio che vada a dormire, sono troppo stanca anche per scrivere.







domenica 24 settembre 2006

VERTIGINE


L’ombra che lascia il sorriso



ha mutato oggi il mio viso



forse è l’età



se il piano retto della realtà



una vertigine ha fatto volteggiare



e nulla è riuscito ad arginare



la corrente in piena di quel che è stato



e quanto di me è tracimato.



Inaridita dall’ impietoso vigore



d’ improbabili traiettorie d’amore



il dado ad alta quota ho lanciato



ma l’avara immensità più ha restituito



 Micol

sabato 23 settembre 2006

VENDEMMIA



Mani vuote attendono vendemmia
tra gli aggrovigliati tralci
dei nostri sospirati abbracci,
l'orma affonda, passaggio su zolle settembrine,
nel terreno pregno da diluvi d'incessante cielo.

Scalzata dai sandali correrò verso un solo tramonto,
sotto pergolati mesti del perduto frutto
ad ammostare con piedi vivaci liquido rubino
sollevando la gonna sopra lo specchio dei tuoi occhi.

Fermenterà il tempo dell'attesa
sulle stagioni che spogliano la vite
per accogliere, dentro letto di cristallo,
quel che fra le labbra serravo bruno acino
e mi offrirai dalle tue, calice colmo di dolce vino.

Micol
 

venerdì 22 settembre 2006

DI MANI SENZA DOMANI




Di mani senza domani


 Verrà l'autunno sulle ghirlande spoglie

a sciogliere intrecci su sentieri ramati

e le nere ciglia raccoglieranno gocce

del vapore l'impalpabile.

Saranno umide nuvole a sorvegliare

la curva lenta della scia

sul vetro annebbiato dal fiato

della corsa a ridosso del tempo


- avrei comunque perso quel volo -


di foglia staccata dal ramo

e di mani senza domani


Micol 

lunedì 18 settembre 2006

IL DANNO


 



Andromeda - Tamara de Lempicka




IL DANNO.
Chi scrive è chiunque voi vogliate leggerci.
Mi avventurerò in questo racconto con fantasia, forse m' inoltrerò anche nell'autobiografia, dipenderà dal momento, dalla voglia di confondere il lettore e anche quella sottile ipocrisia verso me stessa che immagino mi aiuterà a credere che ho superato l'assurdo attraverso la maschera virtuale dell'anonimato e rischierò di uscire allo scoperto.

Non ho nemmeno la musica ad accompagnarmi.
Lei che ho sempre amato e desiderato avere accanto, soprattutto nei momenti di solitudine perché mi servisse come mezzo per inseguire i ricordi, oppure come sottile trama che mi portasse a sfogare il rimpianto che albergava in me.
La musica, piccola amica che sempre mi è stata accanto, dalla prima ninna nanna suono melodioso che proveniva dalla voce di mia madre o da chi per lei mi ha allevata.

In questa notte non ho musica da ascoltare, è così lontana da me, ma non ha colpa d'essersene andata, semplicemente non l'ho cercata, solamente non voglio ascoltarla, in questa notte ho solo voglia di ascoltare
il silenzio, interrotto solo dal contrasto meccanico dei tasti che le mie dita pigiano stanche sotto l'impulso nevrotico dei pensieri.

Il silenzio.
Il mio respiro è calmo sotto la spinta del mio universo fisico, materiale, tangibile e godo dell'assenza dell'anima.
Mi piace chiamare “anima” quella parte di me che percepisco essere il centro di tutte le emozioni, dei miei sogni, ma anche di quel sintomo negativo fatto di represso desiderio per quel tanto agognato mistero per cui le cose non vanno mai come si vorrebbe e non vorrei mai venisse a galla, come in certe ore tristi, densa e oleosa macchia di petrolio nero/blu su un mare di amore che tende ad allargarsi.

Sono consapevole, che chi si è apprestato a leggere, arrivato a questo punto starà pensando che questo sia il solito banale sfogo di una stupida donna arrivata in un'età in cui si tende a mettere sulla bilancia la propria vita e osserva senza stupore, ancora meglio: rassegnazione, l'ago della bilancia che pende verso gli insoluti.
Probabilmente è come pensi tu, ora che hai deciso di non proseguire su questo racconto, ma ho bisogno anche della tua attenzione e quindi vorrei pregarti di trattenerti ancora un poco per un rigo o due soltanto.
Tutti abbiamo bisogno di attenzione, anche tu che leggi e faremo un po’ per uno.

Quando si pretende amore, attenzione, attaccamento si è per inteso piuttosto egoisti, ma quando si è ricolmi di amore da donare si è forse generosi?
No! Questa è presunzione! E' in assoluto contrasto con la disinvoltura del dare senza aspettarsi nulla, perché è da menzogneri crederlo, magari incoscientemente, non esplicitamente mostriamo che ci è indifferente se non ci viene restituita almeno parte della nostra stessa volontà affettiva, ma intanto siamo lì inebetiti dal dolore e dalla paura di perdere, di essere traditi, di essere così stupidamente legati ad un futuro che è un "per sempre" inesistente.
Questo ovviamente è un ragionamento soggettivo, dato che non tutti usiamo lo stesso metro di valutazione.
Ora siete sul punto di pensare che io stia delirando, se non addirittura che io sia impazzita!
Ecco, vi confido, che sono spesso portata a credere che una qualche anomalia mi possieda ed è un'elaborazione che mi è in circolo da sempre, ma quando ero una fanciulla non potevo capire, poi da ragazza, le fantasie e le tempeste ormonali, mi impegnarono in round da KO dentro la mia testa e il mio ventre tanto da distrarmi da una qualsiasi logica.
Oggi, trovo che stare seduta a contemplare una finestra per lunghissimi istanti senza vederci altro che il film della propria vita, deve aver sì, maturato qualcosa e individuato il movente che ha fatto emergere.

E'qualcosa che ho sempre saputo, ma che non ho mai voluto rivelare con la sfrontatezza della cruda verità, nemmeno a me stessa e che, ho trovato dentro l'anima riflessa dentro gli stessi miei occhi guardando centinaia di fotografie di giorni lontani.
Io non so amare, non so cosa significhi amore, so però cosa significa spegnermi dentro un pianto, in un grido soffocato e conosco l'entità del danno che lo ha procurato.

Sono riuscita a guardarlo in faccia e in quel preciso istante ho capito che mi ha sradicato la possibilità di vivere amando nella più completa libertà delle intenzioni.

E’ una bestia che si nasconde, è deforme, puzza e ansima è il peggiore dei miei incubi ma non viene a trovarmi nei sogni.
Arriva quando meno me l'aspetto perché il danno è infimo e sleale.
Basta poco: una parola, un fruscio, un alito di vento a riportarlo nel presente per spaventare la matrioska che lo contiene, per dividere la donna in tante piccole altre donne fino a quella piccina-piccina e poi spezzarla spargendone o confondendone le parti che l'aiuterebbero a ricomporsi, riconoscendo in se le altre mille parti che le somigliano, perché dice: "sono sempre dentro di te e non ti abbandonerò, io ti controllo, ho potere su di te e appena scatenerai le tue emozioni io ti annienterò".

Non sono arrabbiata, non mi sento offesa, non sono triste, tanto meno allegra, non ho neppure più fiducia, ma ora non mi va di essere diffidente, voglio tornare a guardare verso la finestra, rompere il vetro, forse il fragore mi procurerà qualche emozione o forse il vento insieme alla pioggia sconfinando mi farebbero sentire freddo e umido sulla pelle.
Ma io non posso e non devo provare stimoli, lui sta in agguato.
Non ho più voglia di pensare, tanto meno di scrivere, non ho più nessun desiderio.
Forse lo confonderò e ritornerà nel suo antro a nascondersi.

Se non so amare, se non potrò amare, allora significa che sono come involucro vuoto.
Essere vuoti è come se la morte avesse sopravvento sull’anima e io mi sento solo un pò smarrita.
Anche la paura è un'emozione allora dirò di non aver paura.
Farò così: vivrò senza più chiedermi che cosa sia la felicità, mi esprimerò sottovoce, prima che il danno finisca di fare il suo lavoro, rendendomi sterile.

Mic_aleinad*


venerdì 15 settembre 2006

SENSAZIONI


Non c’è nessuno a cui posso raccontare la malinconia che mi assale,


 

gli amici vanno, inseguendosi nel traffico delle  loro città mentre io,

 

sto qui china davanti al mio bicchiere colmo di perplessi

 

desideri riflessi, sopra specchi ingigantiti da occhi appannati.

 

A chi racconterò del mio cuore che sbanda in curva e vigile in controsterzo

 

Lo riconduco per puro istinto di sopravvivenza dentro il rettilineo?

 

A chi dirò “ti amo!” con il trasporto del sorriso dei sogni allargati

 

Dentro un abbraccio caldo di sana e immaginifica follia?

 

Non c’è nessuno con la quale dividere la lacrima sul piattino accanto al conto

 

Ed il resto?…Lo lasciamo ad inceppare la lancetta che cammina

 

sotto il dettato del tempo maestro, come mancia per il corretto servizio.

 


Ora che tutti sono via e sono sola con la mia malinconia, tiro su il bavero,


 

indosso il cappello e mi volto un’ultima volta prima d’andar via

 


ad impregnarmi di note che sfumano in chiaro/scuro blues.


 

Per favore non lasciatemi alla mia malinconia e… non sparate sul pianista!

 

 

 

Ascoltando Michael Buble – Kissing a Foll

martedì 5 settembre 2006

CALMA APPARENTE




CALMA APPARENTE

Ogni rumore più riconduco alla sua fonte,
statica quanto basta perché rimanga immutata
e disposto il riposo ha l'indolenza
alla troppa veglia su giochi ed imbrogli
ed ora i colori imbavaglia.

Esausto è anche il racconto
di quel deliziarmi che è mio
in elucubrazioni mentali,
incessanti azioni dell'immaginazione
densa di sentimento e mal di vivere
che tutto, ora,
appare dimenticato e distante
in questa suadente, calma apparente


Micol 

 

AMORE (mai pronunciato)






AMORE

(mai pronunciato)





Seguo di un pensiero il filo



dell’illogica appartenenza



laddove disegna l’atteso profilo



in tutta la sua essenza





le mie labbra non san mentire



anche se non ti han mai baciato



Amore, che vorrà poi dire,



se mai è stato pronunciato


Micol